Perchè a Pasqua si mangia l’agnello?
Di solito questa usanza gastronomica viene attribuita alle religioni Cristiana ed Ebraica, ma il motivo vero è legato al ciclo riproduttivo degli ovini.
Andiamo a ritroso per capirci qualcosa.
L’agnello idealizzato della religione cristiana
Anno zero.
Nel nuovo Testamento Giovanni Battista si riferisce così a Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo“.
Nella tradizione cristiana quindi la piccola pecora viene metaforizzata e diviene una raffigurazione di Gesù: una sintesi di purezza e sacrificio.
Mangiare l’agnello a Pasqua consiste in una sorta di rituale laico che fa da ponte la significato religioso.
Con tale gesto si accetta il Redentore cristiano nel giorno della rinascita.
Attenzione però: non si tratta di una liturgia (come l’accettazione dell’ostia e della transustanziazione), ma di un rituale laico: non esiste infatti un formulario per la benedizione specifica di questo od altri animali.
Lo stesso Papa Ratzinger prese caute distanze da tale usanza (che pare venisse percepita come un dovere religioso), sostenendo che Gesù e gli apostoli non consumarono agnello arrostito durante l’ultima cena (assieme a pane azzimo ed erbe amare), come raffigurato da molti artisti.
L’agnello sacrificato nella religione Ebraica
Andando a ritroso nel tempo di altri 2000 anni ritroviamo le parole che Mosè disse ad Aronne nel libro dell’Esodo:
“Ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa” (…) “In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.
Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere“.
Il sangue dell’agnello venne poi adoperato, secondo l’antico Testamento, per segnalare le case in cui abitavano gli schiavi ebrei ed impedire la decima piaga della morte del primogenito.
In linea generale il consumo di agnello nella religione Ebraica rappresenta un indotto culturale automatico, dal momento che questo animale veniva sacrificato spesso.
Il sangue e la carne dell’agnello (come di molti altri animali) aveva (ed ha) un forte potere simbolico legato proprio al binomio purezza-candore.
Dove e quando si mangia l’agnello nel mondo?
L’agnello si consuma in ogni parte del mondo.
Ad esempio nell’area magrebina come Libia e Tunisia, viene adoperato per condire il cous cous o per confezionare dei raffinati kebab.
In Arabia Saudita, in Libano ed in Turchia viene adoperata la stessa carne per fare gli arrosticini, mentre in Marocco viene cotto in umido secondo la ricetta tajine o pilaf.
In oriente viene consumato abitualmente dalle popolazioni nomadi che vivono tra steppe e deserto della Mongolia e del Kazakistan per fare spiedini e condimento per il riso.
Insomma, l’agnello si mangia da per tutto, ma in periodi diversi. Perchè?
Vi do un indizio: gli ovini si riproducono solo una volta l’anno.
L’agnello prima delle religioni.
Si sa che molte tradizioni attuali provengono dalle religioni, ma è anche vero che molti elementi dei culti religiosi provengono dall’ecologia di piante ed animali.
La gestazione delle pecore dura 5 mesi e la nascita degli agnelli capita agli inizi di una stagione che garantisce pascoli e nutrimento. Ebbene quella stagione, nel Mediterraneo e nel vicino Oriente è nota come Primavera.
Si pensa che le pecore siano state addomesticate più di 10000 anni fa e che abbiano accompagnato gli esseri umani sia nel nomadismo che negli accampamenti stanziali (agricoltura e pastorizia).
L’economia legata alla pecora comprende quindi 3 fattori principali: Latte, Lana, Carne.
Nelle micro-economie sia nomadi che stanziali questi 3 fattori hanno però importanza e tempismi molto diversi.
Il latte di pecora è buono da bere fresco, ma permette anche di produrre Ricotte e Formaggi stagionati.
Questi ultimi possono permettere la sopravvivenza a lungo termine di intere comunità, grazie alla loro capacità di conservazione, per cui il latte di pecora è il più importante dei tre fattori.
La lana di pecora è stata (ed è) fondamentale per proteggersi dal freddo, ma il suo consumo all’interno di una economia circolare, come un villaggio di poche centinaia di individui, è ridotto: quando tutti hanno coperte e vestiti, la produzione di lana cessa di essere continuativa, se non per essere venduta ad altri villaggi.
La carne è una fonte di nutrimento molto ambita, ma i costi ed il lavoro legati alla pastorizia la rendono una rarità nella diete antiche.
Agnello politically correct
C’è poco da fare: quando gli agnelli nascono vogliono il latte, lo stesso latte con il quale il pastore vorrebbe fare del formaggio scamosciato per la sua famiglia!
Inoltre, durante l’allattamento le pecore devono mangiare molto di più per produrre latte, magari anche dei cereali.
Per questi motivi era ed è (nelle micro-economie rurali) abitudine decimare il gregge degli ovini ed ottenere in tal modo 3 piccioni con una fava: produrre più latte, avere lana a sufficienza, mangiare carne!
Può sicuramente sembrare politicamente scorretto, ma è bene fare chiarezza: L’abitudine di mangiare agnello a Pasqua proviene prima dalle necessita delle micro-economie rurali.
Tali necessità vennero assimilate da una serie di culti religiosi ed arricchite di significati simbolici legate al Sacrificio ed alla Purezza.
Agnello e Curiosità
Attorno all’VIII si scatenò un fenomeno noto come iconoclastia, nato nell’impero bizantino.
I cristiani del tempo iniziarono a distruggere tutte le raffigurazioni di Dio, di Gesù e dei santi, imponendo che le nuove opere non avessero altro che figure allegoriche per rappresentare i soggetti sacri.
Questo periodo determinò una vera e propria esplosione di elementi figurativi allegorici, tra cui ovviamente i pesci e l’agnello.
In tal modo, la frase di benvenuto a Gesù di Giovanni Battista divenne un’immagine ben determinata che si fisserà per secoli sia nell’arte che nella religione e come conseguenza culturale … anche in tavola.
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